Cos’è il Cloud Computing?

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In informatica con il termine inglese cloud computing (in italiano nuvola informatica) si indica un insieme di tecnologie che permettono, tipicamente sotto forma di un servizio offerto da un provider al cliente, di memorizzare/archiviare e/o elaborare dati (tramite CPU o software) grazie all’utilizzo di risorse hardware/software distribuite e virtualizzate in Rete.

La correttezza nell’uso del termine è contestata da molti esperti: se queste tecnologie sono viste da alcuni analisti come una maggiore evoluzione tecnologica offerta dalla rete Internet , da altri, come Richard Stallman, sono invece considerate una trappola di marketing.

Introduzione

È noto come, utilizzando varie tipologie di unità di elaborazione (CPU), memorie di massa fisse o mobili come ram, dischi rigidi interni o esterni, Cd/DVD, chiavi USB, eccetera, un computer sia in grado di elaborare, archiviare, recuperare programmi e dati.

Nel caso di computer collegati in rete locale (LAN) o geografica (WAN) la possibilità di elaborazione/archiviazione/recupero può essere estesa ad altri computer e dispositivi remoti dislocati sulla rete stessa.

Sfruttando la tecnologia del cloud computing gli utenti collegati ad un cloud provider possono svolgere tutte queste mansioni, anche tramite un semplice internet browser.

Possono, ad esempio, utilizzare software remoti non direttamente installati sul proprio computer e salvare dati su memorie di massa on-line predisposte dal provider stesso (sfruttando sia reti via cavo che senza fili).

Funzioni del cloud computing

Nonostante il termine sia piuttosto vago e sembri essere utilizzato in diversi contesti con significati differenti tra loro, si possono distinguere tre tipologie fondamentali di servizi cloud computing:

  • SaaS (Software as a Service) – Consiste nell’utilizzo di programmi installati su un server remoto, cioè fuori del computer fisico o dalla LAN locale, spesso attraverso un server web. Questo acronimo condivide in parte la filosofia di un termine oggi in disuso, ASP (Application service provider).
  • DaaS (Data as a Service) – Con questo servizio vengono messi a disposizione via web solamente i dati ai quali gli utenti possono accedere tramite qualsiasi applicazione come se fossero residenti su un disco locale.
  • HaaS (Hardware as a Service) – Con questo servizio l’utente invia dati ad un computer che vengono elaborati da computer messi a disposizione e restituiti all’utente iniziale.

A questi tre principali servizi possono essere integrati altri:

  • PaaS (Platform as a Service) – Invece che uno o più programmi singoli, viene eseguita in remoto una piattaforma software che può essere costituita da diversi servizi, programmi, librerie, etc. (ad esempio Google’s App Engine)
  • IaaS (Infrastructure as a Service) – Utilizzo di risorse hardware in remoto. Questo tipo di cloud è quasi un sinonimo di Grid Computing, ma con una caratteristica imprescindibile: le risorse vengono utilizzate su richiesta o domanda al momento in cui una piattaforma ne ha bisogno, non vengono assegnate a prescindere dal loro utilizzo effettivo. (ad esempio Google Compute Engine)

Differenza tra cloud computing e grid computing

Il termine cloud computing si differenzia però da grid computing che è invece un paradigma orientato al calcolo distribuito, e in generale, richiede che le applicazioni siano progettate in modo specifico.

Nel caso di funzionalità di memorizzazione in remoto la creazione di una copia di sicurezza (backup) è automatica e l’operatività si trasferisce tutta online mentre i dati sono memorizzati in server farm generalmente localizzate nei Paesi di origine del service provider.

Il cloud computing rende disponibili all’utilizzatore le risorse come se fossero implementate da sistemi (server o periferiche personali) “standard”.

L’implementazione effettiva delle risorse non è definita in modo dettagliato; anzi l’idea è proprio che l’implementazione sia un insieme eterogeneo e distribuito –the cloud, in inglese nuvola – di risorse le cui caratteristiche non sono note all’utilizzatore.

Casi d’uso

Il sistema del cloud computing prevede tre fattori distinti:

  • Fornitore di servizi (cloud provider)– Offre servizi (server virtuali, storage, applicazioni complete) generalmente secondo un modello “pay-per-use”;
  • Cliente amministratore – Sceglie e configura i servizi offerti dal fornitore, generalmente offrendo un valore aggiunto come ad esempio applicazioni software;
  • Cliente finale – Utilizza i servizi opportunamente configurati dal cliente amministratore.

In determinati casi d’uso il cliente amministratore e il cliente finale possono coincidere.

Ad esempio un cliente può utilizzare un servizio di storage per effettuare il backup dei propri dati, in questo caso il cliente finale provvede a configurare e utilizzare il servizio.

I principali processi su cui i diversi fornitori cominciano a proporre soluzioni in modalità cloud sono Customer relationship management (CRM), Human Capital Management (HCM), Enterprise resource planning (ERP).

Architettura

L’architettura del cloud computing prevede uno o più server reali, generalmente in architettura ad alta affidabilità e fisicamente collocati presso il data center del fornitore del servizio.

Il fornitore di servizi espone delle interfacce per elencare e gestire i propri servizi.

Il cliente amministratore utilizza tali interfacce per selezionare il servizio richiesto (ad esempio un server virtuale completo oppure solo storage) e per amministrarlo (configurazione, attivazione, disattivazione).

Il cliente finale utilizza il servizio configurato dal cliente amministratore.

Le caratteristiche fisiche dell’implementazione (server reale, localizzazione del data center) sono irrilevanti.

Problematiche, rischi e critiche

I sistemi di cloud computing ricevono critiche principalmente per l’esposizione degli utenti a rischi legati a:

Sicurezza informatica e privacy degli utenti

  • Utilizzare un servizio di cloud computing per memorizzare dati personali o sensibili, espone l’utente a potenziali problemi di violazione della privacy. I dati personali vengono memorizzati nelle Server Farms di aziende che spesso risiedono in uno stato diverso da quello dell’utente. Il cloud provider, in caso di comportamento scorretto o malevolo, potrebbe accedere ai dati personali per eseguirericerche di mercato e profilazione degli utenti.
  • Con i collegamenti wireless, il rischio sicurezza aumenta e si è maggiormente esposti ai casi dipirateria informatica a causa della minore sicurezza offerta dalle reti senza fili. In presenza di atti illegali, come appropriazione indebita o illegale di dati personali, il danno potrebbe essere molto grave per l’utente, con difficoltà di raggiungere soluzioni giuridiche e/o rimborsi se il fornitore risiede in uno stato diverso da paese dell’utente.
  • Nel caso di industrie o aziende, tutti i dati memorizzati nelle memorie esterne sono seriamente esposti a eventuali casi di spionaggio industriale.

Problemi internazionali di tipo economico e politico

  • Possono verificarsi quando dati pubblici sono raccolti e conservati in archivi privati, ​​situati in un paese diverso da quelli degli utenti della “nuvola”. Produzioni cruciali e di carattere intellettuale insieme a una grande quantità di informazioni personali sono memorizzate crescentemente in forma di dati digitali in archivi privati centralizzati e parzialmente accessibili. Gli utenti non hanno garanzie per un libero accesso futuro.
  • Altre problematiche sono legate alla localizzazione degli archivi della “nuvola” in alcuni paesi ricchi. Se non regolato da specifiche norme internazionali ciò potrebbe:
    • aumentare il “digital divide” tra paesi ricchi e poveri (se l’accesso alle conoscenze memorizzate non sarà liberamente garantita a tutti).
    • favorire principalmente grandi corporation con «organismi policentrici” e “menti monocentriche” dislocate principalmente nei Paesi della “nuvola”, essendo la proprietà immateriale considerata come un fattore strategico per le moderne economie “knowledge-based”.

Maggiori sicurezze e garanzie vi sono nel caso in cui il fornitore del servizio appartenga alla stessa nazione/area applicando le medesime leggi/normative sulla privacy e sicurezza del cliente (la legislazione USA o di altre nazioni è molto diversa dall’italiana e diventa impossibile pensare di soddisfare normative nazionali con servizi in cloud di altre nazioni).

Continuità del servizio offerto

  • Delegando a un servizio esterno la gestione dei dati e la loro elaborazione l’utente si trova fortemente limitato nel caso in cui i suddetti servizi non siano operativi (out of service). Un eventuale malfunzionamento inoltre colpirebbe un numero molto elevato di persone contemporaneamente dato che questi sono servizi condivisi.
  • Anche se i migliori servizi di cloud computing utilizzano architetture ridondate e personale qualificato al fine di evitare malfunzionamenti dei sistema e ridurre la probabilità di guasti visibili dall’utente finale, non eliminano del tutto il problema.
  • Bisogna anche considerare che tutto si basa sulla possibilità di avere una connessione Internet ad alta velocità sia in download che in upload e che anche nel caso di una interruzione della connessione dovuta al proprio Internet Service Provider/ISP si ha la completa paralisi delle attività.

Difficoltà di migrazione dei dati nel caso di un eventuale cambio del gestore dei servizi cloud

  • Non esistendo uno standard definito tra i gestori dei servizi un eventuale cambio di operatore risulta estremamente complesso. Tutto ciò risulterebbe estremamente dannoso in caso di fallimento del gestore dei servizi cui ci si è affidati.

Fonte: Wikipedia